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venerdì 23 agosto 2013

La più celebre scena d'amore di tutti i tempi

Propongo una versione riadattata di quella che è la più famosa scena d'amore di sempre, nell'eco dei secoli.
E se anche tu vuoi vivere attimi indimenticabili, che scavano un'orma indelebile, nel cuore, o restituiscono all'anima un irresistibile graffio di passione, vieni qui.

Giardino dei Capuleti, entra Romeo.
Romeo: Quale luce erompe laggiù da quella finestra? Quella finestra è l’oriente, e Giulietta è il sole!...
Sorgi, bel sole, e uccidi l’invidiosa luna che, già inferma, impallidisce di dolore, perché tu, che sei soltanto una sua ancella, sei tanto più bella di lei. Oh, se potesse sapere di essere il mio amore. Parla, eppure non dice nulla. Come può accadere? Sono gli occhi suoi, a parlare. Due fra le più belle stelle di tutto il firmamento, impegnate altrove, supplicano gli occhi di lei di brillare.
E se i suoi occhi fossero laggiù, e le stelle fossero sul viso di lei? Gli occhi di lei in cielo rilucerebbero di un tale splendore, che le creature dell'aria canterebbero subito, credendo che non sia più notte.
Giulietta: O Romeo, perché sei Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome. Oppure legami soltanto a te con un giuramento d’amore, ed io non sarò più una Capuleti.
E’ soltanto il tuo nome ad essermi nemico: tu saresti sempre te stesso, anche se non fossi un Montecchi. Che può mai significar la parola “Montecchi”? Non una parte di te.
Che cosa c’è in un nome? Quel che noi chiamiamo col nome di rosa, anche se lo chiamassimo d’un altro nome, conserverebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.

E così Romeo, pur se non fosse chiamato più Romeo, manterrebbe pur sempre quella cara perfezione che possiede.
Rinuncia dunque al tuo nome, Romeo, e in cambio di quello, accogli tutta me stessa.

Romeo: Lei parla, angelo di luce! Tu, lassù sul mio capo, illumini questa notte di un tale splendore che potrebbe, allo stesso modo, riversarlo un alato messaggero del cielo negli sguardi stupiti dei mortali. Chiamami amore: ed ecco, non sarò più Romeo.
Giulietta: Chi sei tu che, così avvolto nella notte, inciampi nei miei pensieri?

Romeo: Con un nome non so dirti chi sono: il mio nome, sacra creatura, mi è odioso
in quanto tuo nemico.
Giulietta: Ancora le mie orecchie non hanno bevuto cento parole della tua voce, e già ne riconoscono il suono. Non sei tu Romeo, un Montecchi? Dimmi come sei arrivato qui, e perché? I muri del giardino sono alti, difficili da scalare, e questo posto, col nome che porti, significa morte per te, se mai ti trovassero.
Romeo: Sulle ali leggere dell'amore ho superato queste mura: non ci sono limiti di pietra che possano impedire il passo all'amore, e ciò che l'amore può fare, l'amore osa tentarlo.

 C'è più pericolo nei tuoi occhi che in venti delle loro spade. Guardami con dolcezza e avrò protezione dal loro odio. Ho il mantello della notte per nascondermi ai loro occhi, ma se tu non mi ami, lascia pure che mi trovino qui. Preferirei che la mia vita finisse per il loro risentimento, che prorogare la morte senza il tuo amore.
Giulietta
: Come hai fatto a scoprire questo luogo?
Romeo: E stato l'amore che per primo mi ha spinto a cercarlo. Lui mi ha prestato consiglio, io gli ho consegnato i miei occhi.
Giulietta: Sai che la maschera della notte è sul mio viso, altrimenti il rosso tingerebbe le mie guance per ciò che mi hai sentito dire stanotte, quando credevo di essere inascoltata.
Vorrei davvero cancellare ciò che mi è uscito di bocca, ma non posso.
Mi ami davvero? So che mi dirai di sì e che io ti crederò.

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